Emergenza profughi: stop alle imposizioni dall’alto, sì a una “regia” locale condivisa da Provincia e Comuni ma con il necessario coordinamento della Prefettura. E’ questa la posizione che il Presidente della Provincia di Lodi, Pietro Foroni, ha espresso questa mattina a Roberto Giarola, il delegato per la Lombardia del Commissario straordinario per l’emergenza, il prefetto Franco Gabrielli, che ha voluto incontrare i sindaci del Lodigiano. Alla riunione, iniziata alle 9.00 nella Sala dei Comuni della sede provinciale di via Fanfulla a Lodi, erano presenti alcuni amministratori comunali e funzionari della Prefettura.
“La nostra è la posizione già emersa nell’ambito dell’UPL (Unione delle Province Lombarde) e cioè che debba essere individuato al più presto un soggetto territoriale che abbia il compito di valutare le scelte relative all’accoglienza degli aventi diritto asilo, per evitare che le decisioni vengano calate dall’alto - sottolinea il Presidente Foroni, presente alla riunione con la Giunta provinciale al completo -. Questo soggetto dovrebbe essere identificato nell’esistente Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, che per l’occasione potrebbe assumere anche un nome diverso - ad esempio Comitato emergenza profughi - ed essere allargato ad altri enti locali”.
“Una soluzione ideale - nota l’avvocato Foroni - perché già ne fanno parte la Provincia e il Comune capoluogo e i rappresentanti delle forze dell’ordine, insieme alla Prefettura che dovrebbe occuparsi del coordinamento della materia, avendo lei sola la competenza e le funzioni per poterlo fare. Il Comitato andrebbe allargato anche ad altre amministrazioni del Lodigiano, individuate tra i Comuni capi-distretto o tra quelle indicate dalla Conferenza dei sindaci. Si eviterebbero così scelte non condivise e motivi di attrito sul territorio”.
Secondo la relazione del responsabile del Dipartimento nazionale della Protezione Civile Giarola, in base alla distribuzione numerica nazionale dei profughi, in questa prima fase dell’emergenza dovrebbero arrivare nel Lodigiano circa 40 stranieri; nell’ipotesi peggiore, e cioè quella di 50.000 sbarchi in Italia, un massimo di 200. “Noi non vogliamo che vengano individuate delle sedi uniche in cui mandare decine di profughi - precisa il Presidente Foroni -, ma puntiamo su una distribuzione in più realtà comunali che preveda al massimo l’accoglienza di due-tre persone per volta, così da evitare un eccessivo radicamento sul territorio e situazioni difficili da gestire e controllare. Nei mesi di permanenza in queste strutture, che per rispetto nei confronti dei nostri concittadini in difficoltà non dovranno essere più quelle alberghiere nel periodo di verifica dei requisiti per l’asilo e lo status di profugo di guerra, auspico che questi stranieri possano essere impiegati a titolo gratuito in lavori di pubblica utilità, con tutte le garanzie di legge nei comuni che li ospitano. A fronte della nostra ospitalità penso sia doveroso un loro contributo a favore della comunità”.