Una linea di produzione in più, un elettrofiltro a umido per l'abbattimento delle polveri e l'installazione di un sistema denox non catalitico per l'abbattimento degli ossidi di azoto: sono tante le novità che porta con sé la nuova Autorizzazione integrata ambientale dello stabilimento Viscolube, che finalmente considera l'impianto di Pieve Fissiraga non più alla stregua di un inceneritore ma come un vero e proprio termovalorizzatore. E' qui, in questo gioiello della tecnologia ''made in Lodi'' che gli oli usati vengono riprocessati e sottratti all'incenerimento o al deposito per essere reimmessi nuovamente sul mercato. Ed è sempre qui che venerdì 27 aprile ha fatto tappa la Commissione per le Politiche ambientali della Provincia di Lodi.
''Il nostro obiettivo è di non tenere la Commissione confinata tra le mura di Palazzo San Cristoforo – ha spiegato il Presidente Alfredo Ferrari -, vogliamo anzi girare il territorio lodigiano per conoscere da vicino le aziende più importanti e gli investimenti che fanno per il rispetto ambientale''. Come nel caso di Viscolube, che ha voluto variare in anticipo sui tempi previsti la vecchia A.I.A. e d'accordo con la Provincia si è accollata anche investimenti che non erano previsti per legge, come l'impianto denox che rappresenta però un'ulteriore garanzia per la salute pubblica e per il rapporto tra questa ditta che la norma qualifica come sito a rischio di incidente rilevante e il territorio che la circonda.
Del resto la Viscolube è nata proprio qui, a Pieve, nel 1963 con la mission di rigenerare l'olio usato utilizzando una tecnologia innovativa – denominata Revivoil – che ha fatto dell'azienda lodigiana il colosso del settore nel nostro Paese, con una capacità di lavorazione fino a 130mila tonnellate annue di prodotto, anche se lo standard dettato dalla scarsa disponibilità di materia prima in Italia è ormai fissato sulle 80mila. Come hanno sottolineato lo stesso Ferrari e l'Assessore all'Ambiente Elena Maiocchi, nonostante la crisi l'impegno della Viscolube per il Lodigiano non è venuto meno: 900 mila euro saranno spesi per le nuove tutele previste dall'autorizzazione, e 4 milioni di euro serviranno a mettere in pista una nuova linea di produzione in grado di intercettare anche quegli oli usati che oggi finiscono all'incenerimento o in apposite discariche. E anche questo qualifica l'impegno ambientale e sociale della Viscolube e ne fa uno dei punti di forza della ''green economy'' lodigiana.
La Commissione ha preso atto degli interventi presentato da Francesco Gallo, il direttore della fabbrica; poi ha potuto fare un giro all'interno dello stabilimento per saggiare con mano il ciclo produttivo e gli interventi per la riduzione dell'impatto ambientale. Quindi il commiato.