La Provincia di Lodi raccoglie il grido d'allarme degli agricoltori per l'eccessiva proliferazione dei piccioni torraioli: nell'ultima riunione di Giunta è stato infatti approvato il via libera a un piano di contenimento di questi volatili, che non solo provocano danni a strutture e colture, ma possono rappresentare anche un veicolo di malattie per uomini e bestiame.
“E' la prima volta che la Provincia vara un piano di contenimento dei cosiddetti piccioni di città – spiega l'Assessore all'Agricoltura, Matteo Boneschi -. Questi volatili hanno ormai raggiunto una totale indipendenza alimentare e comportamentale e vengono perciò assimilati alla fauna selvatica. Ragion per cui si applica la legge regionale 26 del '93, che affida proprio alle Province, per la tutela della zootecnia e del suolo, per ragioni sanitarie e per la protezione del patrimonio storico-artistico, il compito di provvedere al contenimento delle specie selvatiche o inselvatichite nelle zone che sono normalmente vietate alla caccia”.
E' quello che accadrà anche nel Lodigiano, dove si è riscontrato che i piccioni scelgono come rifugi non solo i centri urbani ma anche le aziende agricole e si alimentano prendendo soprattutto di mira gli allevamenti, i centri di stoccaggio e le aree agricole di post-semina o post-raccolto. “I danni provocati da questa specie sono molti e di tipo diverso: economico, igienico e sanitario, sia nelle aree agricole, sia nei centri urbani e aziendali – chiarisce ancora Boneschi -. E in effetti sono stati numerose le richieste di intervento arrivate alla Provincia soprattutto dal mondo produttivo agricolo. Già a settembre 2010 l'Asl della Provincia di Lodi aveva accertato i rischi potenziali della diffusione incontrollata di piccioni segnalata dalla Confagricoltura e ci aveva fatto pervenire una nota in proposito; a ottobre anche la Coldiretti di Milano e Lodi aveva sottolineato l'assoluta esigenza di approntare piani di controllo”.
La prima fase di intervento prevede l'impiego di mezzi ecologici: nelle pertinenze di aree o magazzini destinati allo stoccaggio di granaglie e nelle stalle andrà prevista la protezione con reti alle finestrature e la chiusura selettiva degli accessi con porte basculanti o telecomandate. Il piano prevede inoltre che la Provincia vari una campagna di informazione e di indirizzo per l'adozione di provvedimenti minimi per limitare l'accesso alle strutture e al cibo, per evitare la disponibilità di accesso ai dormitori notturni e per limitare la disponibilità di siti di riproduzione. Ai sindaci verranno indicate modalità operative come ordinanze che vietino di somministrare cibo ai piccioni o di stoccare potenziali alimenti non custoditi nei centri urbani o nelle zone limitrofe. Verrà incentivata la promozione e tutela dei predatori naturali, nonostante lo smog e il rumore, che hanno provocato la scomparsa dei rapaci dalle città, persistano ancora.
“Se i metodi ecologici e l'opera di sensibilizzazione si rivelassero inefficaci si passerebbe alla fase di contenimento con sparo, organizzata e gestita dal corpo di Polizia provinciale, che potrà operare esclusivamente al di fuori dei centri urbani, anche in aree vietate alla caccia – chiarisce l'Assessore -; collaboreranno le guardie giurate venatorie del Servizio volontario di vigilanza della Provincia”.
Il piano verrà applicato nel corso di un quinquennio, le attività saranno costantemente monitorate e saranno comunque precedute da una ricognizione dei danni esistenti, dal censimento della popolazione dei piccioni e delle aree di maggior aggregazione, dalla valutazione delle risorse economiche disponibili e da un'approfondita indagine sanitaria sugli animali, per rilevare l'eventuale presenza di patologie come salmonellosi, ornitosi, tularemia e toxoplasmosi.