Con l'inizio del nuovo
anno, il decreto Monti entrerà a completo regime, introducendo nuove regolamentazioni per molti
comparti produttivi già in grave sofferenza e che soffrono ancor piu' della delicatissima
situazione finanziaria ed economica. Il commercio, in particolare i piccoli
commercianti, vedranno introdotte nuove norme che liberalizzeranno
indiscriminatamente gli orari di apertura e i giorni di riposo dell'intero
comporto. Un vero colpo d'ascia contro un settore in grave affanno. Una mossa
mascherata da una presunta liberalizzazione atta, secondo il Governo, a
produrre effetti benefici per la concorrenza, i prezzi e il rilancio del
settore, quando, invece, la realtà sarà molto diversa. L'intervento, infatti, è stata
fatto senza considerare i reali effetti distruttivi che produrrà nella
piccola impresa commerciale, posizionata, in modo particolare, nei Comuni
disseminati in province come la nostra. L'attuale Governo, invece d'incentivare programmi di riqualificazione dei centri
storici, con piani di recupero finalizzati a riorganizzare il commercio, agendo
in questo modo penalizzerà i piccoli a tutto vantaggio dei grandi. Piccoli commercianti che
non hanno e non avranno i mezzi necessari per riqualificare le rispettive
attività, garantendo orari elastici e di conseguenza prolungati. I grandi
gruppi, invece, spesso gestiti da società con azionariato estero,
grazie a piccoli adeguamenti e riorganizzazioni dei turni di lavoro del
personale, realizzati introducendo il consueto meccanismo degli straordinari,
senza così procedere in nuove assunzioni, riusciranno ad ampliare in modo
esponenziale i loro fatturati, rimanendo aperti sette giorni su sette con orari
prolungati e continuati. Pensiamo ad una realtà come quella lodigiana,
dove il piccolo comune è sempre stato caratterizzato da un centro storico con negozi ed
attività commerciali. Lo stesso comune di Lodi rappresenta una realtà importante
della struttura organizzativa e sociale, che vede la giusta valorizzazione del
contatto umano, unito all'eccellenza delle nostre attività spesso tramandate in generazioni, che hanno costituito e
rappresentano un vanto del nostro territorio. Se l'articolo 31 del decreto
Monti troverà piena applicazione, avremo realtà territoriali costituite da
centri commerciali posizionati in luoghi periferici, contrapposti alle piccole
realtà commerciali strutturalmente delocalizzate rispetto ai grandi
gruppi. Gli effetti non saranno positivi, si rischia di chiudere intere attività
commerciali, con conseguente aumento della disoccupazione e l'evidente
svuotamento dei centri storici e delle piccole attività periferiche, che
rappresentano un presidio importante e fondamentale di molti territori.
Chiudendo i piccoli negozi in centro, rischiamo che proprio il centro delle
nostre città e dei nostri paesi, cioè il cuore pulsante delle nostre comunità, sia in
preda al disagio sociale. Se muore il centro storico muoiono le nostre comunità. Il decreto Monti ha voluto regolamentare una
materia che è di competenza delle Regioni. E questo non era un caso, perché solo le
realtà locali sono nelle condizioni di poter decidere come intervenire
con regolamentazioni fatte con il buon senso, ascoltando le associazioni di
categoria ed aprendo tavoli di concertazione. Le liberalizzazioni rappresentano
un aspetto importante. Ma devono essere programmate e pensate senza distruggere
realtà che oggi hanno potenzialità per crescere e rinnovarsi
a tutto vantaggio della nostra economia. Rimango stupito, infine, quando leggo
di critiche alla scelta della Lega Nord di stare all'opposizione. E' assurdo
pensare diversamente quando ci troviamo di fronte ad un Governo che rappresenta
interessi delle banche e delle grandi corporazioni. Mi chiedo, invece, con
quale coraggio la sinistra continui a sostenere un Governo che sta distruggendo
la nostra economia, il nostre commercio e la nostra industria, proprio a
discapito delle categorie più deboli che la stessa sinistra fa finta di ergersi a protezione,
quando, invece, la realtà dei fatti è diametralmente opposta. Non si possono neppure evocare atti
scellerati giustificandoli da esigenze europee, quando, per rispondere alla
chiamata di Governi stranieri dobbiamo umiliare intere categorie di lavoratori
con le loro famiglie. Le nostre esigenze devono avere la priorità su
tutto e neppure l'Europa può giustificare manovre repressive come quella attuata dal governo
Monti.