Non c’è solo l’anniversario dell’unità d’Italia. Il 2011 sarà in particolare un anno molto importante per la Lega Nord.
A breve ricorrerà infatti il ventennale della fondazione del partito di Bossi, come oggi lo conosciamo.
Se è dagli anni ’80 che esistono le diverse leghe federate nel partito, la Lega vera e propria nasce con il congresso federale dell’8, 9 e 10 febbraio 1991 di Pieve Emanuele, in provincia di Milano. Fino ad allora, i diversi partiti erano indipendenti.
In vent’anni molte facce sono cambiate. Ma c’è chi è rimasto sempre accanto al Senatùr. Come l’eurodeputato bustocco Francesco Speroni. Precursore dell’alleanza federale.
“Nel ’91 siamo nati – sottolinea Speroni – ma l’embrione della federazione risale al 1989. Quando ci siamo presentati per la prima volta alle europee, con un cartello elettorale chiamato Alleanza Nord. Univa tutti i movimenti regionalisti. E siamo riusciti ad ottenere due parlamentari, il sottoscritto ed il bergamasco Luigi Moretti. Da soli non ce l’avremmo fatta”.
Nel ’91 l’intuizione fondamentale per dare peso al movimento, ma non erano certo i primi tempi. Anche se non completamente costituito, il Carroccio era già partito di governo.
“Avevamo superato il 10% in Lombardia, avevamo una decina di consiglieri regionali. A Busto Arsizio il 25% dei consiglieri. Insomma, eravamo già radicati tra la gente”.
Ma per sfondare a livello nazionale occorreva raggiungere un’unità.
“È stata l’intuizione di Bossi – continua Speroni – dopodiché si è arrivati alla realizzazione pratica. Tutti sentivano la necessità di unirsi. Certo, non mancarono le difficoltà. Nella stesura dello statuto, che realizzai in prima persona, ci fu il problema di equilibrare bene il peso dei diversi movimenti nel consiglio federale. Stabilimmo che ogni segretario nazionale ne facesse parte. Mentre il numero di delegati di ogni regione si basa sulla quantità di voti presi. La Lombardia è la regione con maggiore peso”. Ma ultimamente il Veneto sta salendo.
La stagione più entusiasmante rimane comunque quella della secessione. “Mi ritengo un secessionista, ma bisogna fare i conti con la realtà. Alcune nazioni sono riuscite ad avere l’indipendenza, altre no. A noi è andata male. In ogni caso, il federalismo sarà un passo importante”.
Il successo della Lega Nord si deve comunque al carisma di Bossi.
“Senza Umberto Bossi la Lega non ci sarebbe stata – racconta il senatore Giuseppe Leoni, un altro dei fondatori storici – a lui si deve l’intuizione che le leghe separate sarebbero state troppo localistiche. L’unione ci ha permesso di prendere le chiavi del Governo. E di arrivare, finalmente ad un risultato”.
Non ci sono rimpianti. “La secessione è stato un periodo. Oggi siamo alla fase del federalismo. Certo, l’abbiamo già festeggiato tre volte, speriamo che questa sia quella buona. Purtroppo, c’è chi non vuole cambiare, e la Lega deve continuare ad essere una sentinella”.
Essere leghisti, nel ’91, a Varese, significava prendesi anche gli sputi in faccia. “Nel ’90 entrammo in Consiglio comunale in 9 – racconta Fabio Binelli, storico segretario di sezione ed assessore a Varese – ed eravamo 9 militanti a tenere aperta la sezione. Significa che per riempire la lista da presentare alle comunali, in tutti 31 nomi, ricorremmo ad esponenti leghisti di altre città. Del resto, all’epoca anche chi simpatizzava per noi aveva paura ad avvicinarsi ai nostri banchetti. Se andava bene chi si avvicinava, ci insultava, dandoci dei razzisti e degli ignoranti. Se andava male, ci sputavano addosso”.
Un nucleo di pionieri. Tra i quali un giovane Roberto Maroni. I nove esponenti di Palazzo Estense erano infatti Maroni, Binelli, Giuseppe Leoni, Alberto Aimetti ed Angelo Daverio, per citare chi nella Lega è rimasto.
Gli altri si sono allontanati o dalla Lega, o dalla politica: Gianni Motta, Adriano Mion, Marco Cremonesi e Lodovico Malnati. “A quei tempi predominava la passione – sottolinea Binelli – che c’è ancora oggi. Ma allora tutti erano nel partito senza secondi fini, oggi ci sono anche gli opportunisti”.
In ogni caso, le scelte di Bossi sono state giuste. “L’unione federale era fondamentale. Passare dalla secessione al federalismo necessario, perché eravamo in un vicolo cieco. Oggi siamo l’unico partito che fa proposte, mentre gli altri sono gli ex fautori dell’amore libero, diventati moralisti, e gli ex difensori della famiglia, diventati donnaioli”.
Binelli, insieme all’ex direttore di Telepadania Max Ferrari, riapprodato alla Lega dopo un periodo di polemica, aveva fondato il primo gruppo giovani del partito, nel ’90. Esattamente un mese prima che a Milano lo fondasse Matteo Salvini, quando ancora i Giovani Padani non esistevano.