''La nuova legge elettorale per le Province non taglia i costi ma la democrazia''

La nuova legge elettorale per le Province è la conferma di quanto questo Governo voglia premere sull’acceleratore del centralismo e svuotare di ogni significato le istituzioni più vicine ai cittadini”. Pietro Foroni boccia il disegno di legge del Governo Monti per l’elezione dei Consigli e dei Presidenti di Provincia, condividendo il parere nettamente negativo espresso ieri, 4 aprile, dall’UPI, l’Unione delle Province Italiane, al termine della Conferenza Unificata. “Se l’obiettivo era quello di tagliare i costi della politica, il metodo perseguito dal Governo continua ad essere sbagliato. Prima di tutto perché si persevera nel voler additare le Province come responsabili degli sprechi quando il risparmio, anche nelle ipotesi più gonfiate e più vicine alle tesi dei “professori”, sarebbe irrisorio rispetto ai costi di altre istituzioni ben più onerose per i nostri concittadini. E poi perché l’unico taglio che si otterrebbe con la nuova legge elettorale è quello alla democrazia. Infatti, ai cittadini-elettori, insieme al diritto di votare i loro rappresentanti in un ente intermedio, sarà tolta anche la possibilità di controllare direttamente quanto l’ente locale potrà fare nel loro interesse. Il fatto che l’Esecutivo continui a insistere su questa strada lascia chiaramente intendere come la volontà ultima sia quella di isolare e via via svuotare le Province, per tornare ad accentrare il potere a livelli sempre più lontani dai territori e dai loro abitanti. L’esatto contrario del federalismo cui stava lavorando il precedente Governo; un salto indietro nel tempo che non ha precedenti in quell’Europa cui Monti sostiene di guardare e alla quale afferma di ispirarsi. Del resto – prosegue Foroni – questa è una strategia che non ci sorprende e fa il paio con quella che vuole tagliare sempre di più i trasferimenti statali alle autonomie, privandole delle risorse per gli investimenti e, nel caso della Tesoreria Unica, anche dei risparmi nati dal sacrificio dei cittadini e dalle scelte oculate di Amministrazioni virtuose. Una politica che si sta rivelando fallimentare e che opprime ancora di più l’economia, impedendo agli enti locali di investire e alle imprese di ottenere quanto dovuto. Adesso toccherà al Parlamento cercare di sovvertire questa strategia, ma a ben guardare su che binari si sta muovendo in queste settimane il dibattito politico dubitiamo che ne abbia davvero la forza e la volontà”.