“Con il protocollo che firmiamo oggi, la Provincia di Lodi fa la scelta di essere presente sul tema del consumo del suolo, e di esserci insieme a soggetti qualificati e di esperienza. Di qui proseguiamo in un percorso che da un lato è di crescita culturale e attiene al ruolo e alle responsabilità delle istituzioni in questo campo, dall’altro è invece di analisi e sperimentazione, che deve aiutare a formare una strategia sui temi affrontati per mettere in pratica una politica di sviluppo rispettosa di determinate indicazioni”. Pietro Foroni, Presidente della Provincia di Lodi, ha presentato così il nuovo protocollo d’intesa tra Palazzo San Cristoforo e l’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), in qualità di ente cofondatore del Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo (CRCS),firmato il 12 aprile a Lodi. “L’obiettivo di questo lavoro che è in continuità con quanto già svolto in passato in collaborazione con lo stesso Ente – ha aggiuntol’Assessore provinciale alla Programmazione territoriale Nancy Capezzera – non è quello di dire no alle trasformazioni del Lodigiano, ma piuttosto di perseguire una trasformazione pensata, condivisa e perequata. Volendo ragionare per slogan, il motivo di fondo di questa intesa è che “il suolo è bene comune”, e come tale va interpretato, pensato e gestito. E allora, diventa necessario passare da una logica burocratica della programmazione territoriale a una dimensione più complessa e completa, che valorizzi gli elementi identitari dell’ambito in cui si opera e privilegi interventi che devono essere motore di sviluppo e qualificazione, che devono cioè lasciare “qualcosa” sul territorio”. Perché, ha aggiunto ancora l'Assessore Capezzera, "il suolo lodigiano è già stato abbondantemente maltrattato nel passato e noi vogliamo dire basta al degrado urbanistico e architettonico della nostra terra".
Tanti gli elementi che grazie alla collaborazione con il CRCS andranno a comporre il quadro del Lodigiano, che fin qui ha dato e subito tanto sul fronte del consumo del suolo, soprattutto perché inserito in un sistema infrastrutturale fagocitante, caratterizzato da elementi esistenti, ha spiegato ancora l’Assessore Capezzera, “come la Tav e l’autostrada, e da altri potenzialmente aggressivi come Tem e BreBeMi, rispetto ai quali si è però già tentato un approccio diverso, di partecipazione al percorso autorizzativo e progettuale, con un’attenzione paesaggistica e ambientale e un processo risarcitorio che ha camminato di pari passo con quello di penalizzazione”. Del resto non è, a differenza di quanto si possa pensare, l’edilizia la maggior responsabile del consumo di suolo. Va infatti riscontrato che il solo attraversamento della linea ad alta velocità ferroviaria, la Tav, nel territorio provinciale pesa per ben 265 ettari, di fatto il 20% dell’intero consumo di suolo registrato tra il 1999 e il 2007. Più in generale, per quanto riguarda il Lodigiano il 53% del consumo di suolo è avvenuto per aumento di zone industriali, commerciali e infrastrutturali, il 25% per aumento di zone estrattive, cantieri, discariche e terreni artefatti e abbandonati, il 6% per aumento di zone verdi artificiali non agricole e solo il 16% per aumento di zone urbanizzate di tipo residenziale. “D’altro canto, il Lodigiano può vantare caratteristiche importanti, vere e proprie potenzialità da tenere presenti per ideare la sua “mission” futura – ha chiarito il Presidente Foroni -: è infatti una terra d’acqua, dove si trova la foce dei più importanti fiumi lombardi come l’Adda, il Lambro, il Serio; l’87% del nostro territorio è ancora rurale, rappresentando con ciò un’unicità nel panorama regionale. L’urbanistica deve tener conto di tutti questi aspetti e anche di molti altri, perché è un processo che si caratterizza per la sua durata e può diventare risorsa soltanto se viene connaturato a elementi di condivisione, dialogo e mitigazione dell’impatto, attraverso un monitoraggio costante, che duri nel tempo. Esistono regole e norme da cui partire, certo, ma si tratta di dati di riferimento; la positività di una programmazione territoriale dipende dal grado di partecipazione di un progetto, in sinergia con le istanze locali e con chi, come il CRCS, può darci indicazioni e feedback precisi e costanti”.
Come detto, il protocollo d’intesa deliberato dalla Provincia di Lodi punta a operare lungo due filoni di attività. Il primo riguarda la comunicazione, la divulgazione, la formazione e la partecipazione: dopo la sottoscrizione e l’illustrazione odierna, fra aprile e maggio è programmata la presentazione del Rapporto nazionale 2011 a Milano, cui la Provincia di Lodi parteciperà e sarà di fatto protagonista. Nel prossimo autunno, il percorso porterà all’organizzazione di un convegno a Lodi con la presentazione e la discussione del Report provinciale sul consumo del suolo.
Il secondo filone riguarda invece le attività di analisi e sperimentazione: in più appuntamenti, nei prossimi mesi un gruppo di lavoro composto da tecnici delle due strutture elaborerà e raffinerà il Report provinciale, per arrivare a un monitoraggio a fine settembre che contempli il bilancio del lavoro svolto e l’attivazione di un approfondimento che nella parte finale dell’anno sarà oggetto anche di un focus analitico e interpretativo.
“Tutto questo lavoro – hanno concluso Presidente e Assessore – dimostra l’attenzione e la responsabilità con cui questa Amministrazione provinciale ha sempre affrontato e intende continuare a fare il tema decisivo della programmazione del territorio, della costruzione di una sua “mission” e più in generale della sua tutela”. Un salto culturale chiesto anche a tutte le Amministrazioni locali lodigiane. "Troppo spesso - il chiaro messaggio delPresidente Foroni - i Comuni predicano in pubblico e nei convegni il contrario di quello che poi mettono in pratica. E' ora di dire basta".